Investiamo nello Smartphone ma dimentichiamo la Musica: Perché serve un’Educazione all’Ascolto di Qualità nel 2025

Mentre i Millennial spendono migliaia di euro per aggiudicarsi l’ultimo modello di iPhone ogni anno, l’impianto hi-fi è divento ormai un relitto del passato. E non è per una questione di costi, ma di una competenza perduta nei decenni: quella dell’ascolto consapevole.

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Nel panorama socio-tecnologico del 2025, si consuma un paradosso significativo.

La generazione dei Millennial, e ancor più la Gen Z, non bada mai a spese per assicurarsi l’ultimo modello di smartphone, un dispositivo che viene sostituito con cadenza si può dire annuale.

Eppure, lo stesso investimento e la stessa attenzione mancano del tutto quando si tratta di costruire la propria esperienza d’ascolto quotidiana. Ascoltare il proprio artista preferito attraverso degli AirPods collegati via Bluetooth è l’equivalente sonoro di guardare un capolavoro della pittura rinascimentale attraverso uno schermo da 7 pollici, con il sole che ci riflette sopra. Non è un aspetto banale.

Non è per una questione di costi: è la mancanza assoluta di un’educazione all’ascolto di qualità che, complice un ecosistema digitale iper-semplificato ed iper-connesso che ci immerge, nel 2025 rischia l’estinzione.

Il Paradosso Economico: Hi-Fi vs. Hi-Tech

Analizziamo alcuni numeri.

L’ultimo iPhone Pro 17 può facilmente superare i 1.500 euro. Un telefono di fascia alta, sebbene potentissimo, è un dispositivo comunque generalista, una sorta di “coltellino svizzero” digitale la cui obsolescenza è spesso programmata più nella nostra percezione che nella realtà tecnica.

Con la stessa cifra, o spesso con molto meno, è possibile assemblare un sistema hi-fi da audiofilo. Un amplificatore integrato di qualità, una coppia di diffusori da scaffale, uno streamer con incluso un DAC (Convertitore Digitale-Analogico) ed un servizio di streaming in alta definizione (come Qobuz o Tidal) creano un ecosistema audio specializzato.

Il risultato non è un semplice “suono più alto”, ma un’esperienza all’ascolto qualitativo profondamente diversa. Grazie alla cosiddetta “musica liquida” in alta definizione si percepisce la texture della voce, il respiro dello strumento, la profondità del palco sonoro, tutti i dettagli che compongono l’emozione di un brano.

È un investimento una tantum che dura anni, se non decenni, e che restituisce un valore d’uso e un piacere d’ascolto infinitamente superiore a quello dato da uno smartphone generalista.

Perché, allora, questa scelta non viene quasi mai contemplata dai Millenial?

La Perdita dell'Alfabeto Sonoro: Le Cause dell' Amnesia Collettiva

La risposta non risiede nell’economia, ma nella sociologia e nella pedagogia dell’ascolto.

Due sono i principali colpevoli di questa deriva culturale qualitativa.

  1. La Tirannia della Convenienza: Gli smartphone e gli auricolari wireless sono l’apice della convenienza. Offrono un accesso immediato, onnipresente e senza attriti a milioni di brani. Questo ha un prezzo: la compressione dei dati. I codec Bluetooth e gli stream a bitrate standard (come quelli di Spotify, se non impostati in alta qualità) tagliano chirurgicamente le frequenze più estreme e “sfoltiscono” le informazioni musicali per renderle trasmissibili rapidamente. L’orecchio, non essendo più abituato alla ricchezza del suono originale, si adatta a un standard impoverito.

  2. La Platformizzazione dell’Ascolto: Le piattaforme di streaming hanno abituato l’utente a un rapporto con la musica basato sul consumo, non sulla fruizione. La musica è diventata un sottofondo, una colonna sonora per altre attività (il lavoro, la palestra, i viaggi). In questo contesto, la qualità è un optional, un dettaglio tecnico per pochi eletti. L’interfaccia stessa dell’app non educa alla scoperta dei formati ad alta risoluzione (FLAC, MQA), che spesso rimangono sepolti nei menu delle impostazioni.

Conclusioni

Il vero gap da colmare nel 2025 non è tecnologico, ma culturale.

Possediamo dispositivi in grado di riprodurre una fedeltà sonora che i nostri genitori potevano solo sognare, eppure li utilizziamo per ascoltare un’ombra sbiadita della nostra musica.

Spendere più di 1.500 euro per un iPhone e ascoltare musica attraverso un codec lossy su spotify è l’equivalente di comprare una Ferrari per fare sempre e solo il giro dell’isolato in prima marcia.

Riscoprire il valore di un impianto hi-fi non significa rifiutare il progresso anzi: vuol dire integrare la convenienza con la profondità nel dettaglio, la miglior tecnologia audio con la tua band preferita.

Significa rieducare culturalmente il nostro orecchio, e di conseguenza la nostra mente, a non accontentarsi più del suono frugale, perché nella qualità delle tracce che ascoltiamo risiede una parte non trascurabile della qualità dell’emozione che proviamo tutti i giorni e con essa della nostra stessa esistenza.

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